Wi-Fi libero, l'Italia dorme

venerdì 15 aprile 2011

Solo 5.000 hotspot in tutto il Paese ci rendono lontanissimi dalle nazioni più attrezzate. Le regioni più connesse sono la Lombardia e il Trentino.


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Anche se il decreto Pisanu non è più in grado di mettere i bastoni tra le ruote allo sviluppo del Wi-Fi libero, la situazione italiana in questo senso è tutt'altro che buona.
Secondo un'indagine condotta da Enter, parte del gruppo Y2K, nel nostro Paese ci sono soltanto 5.097 hotspot Wi-Fi; la maggior parte di essi è concentrata in Trentino e in Lombardia.
Ciò significa per l'Italia conquistare un per niente onorevole quattordicesimo posto a livello mondiale, piazzandosi bel lontana dalla cima - dove spicca il Regno Unito, con oltre 113.000 punti di accesso, seguito dalla Cina, con 102.259 - ma anche dietro Stati con un territorio meno esteso del nostro, come la Svizzera (dove ci sono 5.548 hotspot) e Hong Kong (5.327).

Il Trentino risulta la regione con la maggiore disponibilità di punti di accesso: ce n'è uno ogni 6.387 abitanti (la Lombardia, che pure ne ha di più in termini assoluti, arriva a uno ogni 7.399); poi vi sono quelle regioni che dispongono di un hotspot ogni 8.000 abitanti circa, come Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
Le regioni peggiori in questa classifica sono il Molise (uno ogni 46.000 abitanti) e la Basilicata (uno ogni 49.000).
Gli hotspot siti in luoghi pubblici sono, in tutta Italia, solo 179; molti si trovano invece negli hotel (siamo la sesta nazione a livello mondiale), mentre ristoranti e bar ne sono quasi sempre sprovvisti, così come centri commerciali, negozi ma anche scuole e università (sono 37 le strutture educative che permettono di connettersi a una rete Wi-Fi; di queste, 25 sono nel Lazio).

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