iPhone dagli Stati Uniti??

mercoledì 23 novembre 2016

Apple vuole costruire gli iPhone in America

Durante le primarie che hanno portato all'elezione di Donald Trump come presidente USA, il miliardario non ha parlato mai bene di Apple.
Oltre a cercare di boicottare la società per non aver voluto sbloccare l'iPhone di un terrorista, Trump è sempre stato contrariato per il fatto che la casa di Cupertino costruisse i suoi prodotti all'estero.
Il nuovo presidente Trump aveva anche lanciato l'idea di una tassa del 35% sui prodotti importati realizzati al di fuori dell'amministrazione statunitense. Ebbene, Nikkei Asian Review, citando una fonte anonima, rivela che Apple sta studiando la possibilità di produrre nei prossimi anni i suoi iPhone negli Stati Uniti

iPhone 7 Plus
La società avrebbe anche già preso contatti con Foxconn Pegatron, i due produttori che utilizza per costruire i suoi smartphone e tablet.
Sempre secondo la fonte, Foxconn ha accettato di aiutare Apple a spostare la produzione degli iPhone negli Stati Uniti; Pegatron invece ha rifiutato di essere coinvolto perché il costo risulterebbe proibitivo. In pratica, spostare la produzione di iPhone negli Stati Uniti verrebbe a costare ad Apple più del doppio di adesso.
Staremo a vedere.

Il NES torna nei negozi in versione mini

mercoledì 20 luglio 2016
Il Nintendo Classic Mini ha già 30 giochi, da Super Mario a Zelda.

Si chiama Nintendo Classic Mini ed è il frutto di una massiccia "operazione nostalgia" che l'azienda di Kyoto sta per mettere in campo.

È una sorta di clone a dimensioni ridotte del glorioso NES, la storica console a 8 bit che Nintendo lanciò negli anni '80 e che tenne a battesimo alcuni dei titoli più famosi del mondo dei videogiochi, da Super Mario Bros a The Legend of Zelda.

Nintendo Classic Mini

Il prossimo 11 novembre il Nintendo Classic Mini arriverà nei negozi di USA e Regno Unito: negli Stati Uniti costerà 59,99 dollari e avrà già precaricati 30 giochi come - oltre ai due già citati
MetroidDonkeyKongPACMANGalagaCastlevania Kirby's Adventure.

La lista completa è disponibile sul sito ufficiale.

Insieme alla console ci sarà un cavo USB, un controller identico in tutto - tranne che nei connettori - a quello originale e un cavo HDMI per il collegamento ai moderni televisori. Nella versione statunitense ci sarà anche un adattatore AC, inspiegabilmente assente in quella britannica.
Il controller, venduto anche separatamente a 10 dollari, è compatibile anche con Wii Wii U, a patto di collegarlo con il Wiimote.

Nintendo ha dichiarato che i 30 giochi precaricati saranno gli unici disponibili sulla mini-console: non è prevista la possibilità di scaricarne altri da Internet né quella di usare delle cartucce (il coperchio dello slot ha una finalità puramente estetica).

Microsoft si lancia nel business della marijuana legale

giovedì 23 giugno 2016

Presto lancerà un'app per tracciarne la filiera.

Dopo essersi alleata con la startup Kind, Microsoft ha deciso di entrare nel business della marijuana legale.
Ad affermarlo è il New York Times, secondo il quale le due aziende stanno creando un'app, che sfruttando i servizi cloud Azure, sarò capace di tenere traccia di ogni pianta «dal seme alla vendita».
I destinatari di quest'app sono i distributori, che grazie a essa possono più facilmente adempiere a tutti gli obblighi di legge previsti dallo Stato di Washigton (dove Microsoft ha la propria sede), in cui la vendita di marijuana è disciplinata e quindi legale.
«Noi crediamo - ha spiegato al New York Times una portavoce di Microsoft - che ci sarà una crescita importante. A mano a mano che prosegue la regolamentazione dell'industria, ci saranno maggiori compravendite, e pensiamo che i requisiti diventeranno più sofisticati e anche gli strumenti necessari a soddisfarli dovranno esserlo».
La strategia di Microsoft è quindi chiara: dato che le aziende che vogliono entrare nel commercio delle marijuana legale devono rispettare certi accorgimenti, il gigante di Redmond vuole per prima mettere le mani sul software che permetterà loro di farlo, restando così in "campo" legale.

Notifiche di chiamata quando irraggiungibile? Non serve rinunciarci


Avete presente il servizio ‘Ti ho cercato’ di 3 Italia, ma anche quelli omonimi di TIM (LoSai)Vodafone (Recall) e Wind (SMSMyWind)? Molti di voi, vista la rimodulazione che ormai da qualche mese a questa parte ha preso piede nel nostro territorio, avranno scelto di rinunciare alle opzioni, non tanto per il costo, se vogliamo irrisorio, ma per il fastidio provato nel vedere rendere improvvisamente a pagamento un servizio fino a quel momento totalmente gratuito (per motivi che ancora oggi stentiamo a capire).

Vi riconoscete tra questi, ma il fatto di aver disattivato ‘Ti ho cercato’ di 3 Italia vi da comunque noia? Sappiate che le alternative gratuite non mancano, quella di cui vi parliamo oggi, in particolare, ci viene offerta da Telegram.
Se siete soliti usarlo, non avrete problemi a provarla. Si tratta, nel dettaglio, di un BOT creato ad hoc per ottemperare alla funzionalità di notifica di chiamata quando impossibilitati a rispondere. Come ottenerlo? Vi basterà semplicemente digitare il comando ‘Chiamato’ all’interno della barra di ricerca di Telegram, e seguire le istruzioni che vi compariranno a schermo di volta in volta (niente di più facile, potete stare tranquilli).
Purtroppo il servizio presenta ancora dei piccoli difetti: il messaggio di notifica ci viene presentato con il numero per esteso di chi ci ha cercato, e non con il nome in rubrica (anche se correttamente salvato), chi ci cerca dovrà limitarsi ad udire un suono somigliante a quello della linea occupata, a prescindere dal reale stato in cui si trova il nostro telefono.
Salvo queste due eccezioni, il BOT di Telegram compie il suo lavoro egregiamente, provate voi stessi e fateci sapere. Come vedete, non serve cedere ai ‘ricatti’ di Ti ho cercato di 3 Italia, LoSai di TIM, Recall di Vodafone e SMSMyWind per sfruttare la funzionalità. La testerete? Diteci un po’, anche nel caso in cui aveste adocchiato alternative migliori (ovviamente sempre gratuite).

NON SOLO EOLICO: i concentratori solari luminescenti

mercoledì 25 maggio 2016
    Sono in grado di incrementare l’efficienza di conversione del fotovoltaico mentre migliorano il comfort visivo indoor. Sono i concentratori solari luminescenti, uno dei fiori all’occhiello della ricerca sulle rinnovabili targata ENI         
“Crediamo che il futuro sarà fatto da energie rinnovabili”. Come ha spiegato da Parigi l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi la politica ambientale della azienda è più che chiara. E lo appare ancora di più se si guarda alle grandi innovazioni raggiunte in questi anni dai programmi di ricerca portate avanti dal cane a sei zampe.  Con il dichiarato obiettivo di ridurre l’impronta ambientale delle attività Eni, il lavoro di R&S nell’area Renewable Energy and Environment ha dato vita ad un ampio portafoglio di tecnologie per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili, con un focus privilegiato sul fotovoltaico, lo stoccaggio energetico e la valorizzazione energetica delle biomasse. L’obiettivo dell’azienda è quello di sviluppare tecnologie innovative finalizzate alla produzione di energia elettrica, che sappiano essere contemporaneamente sostenibili e competitive. Un impegno che caratterizza il programma di ricerca Eni dal 2007, anno in cui l’Istituto Donegani di Novara, struttura dedicata sino ad allora alla chimica industriale, è diventato il Centro specializzato per la Ricerca sulle Energie “Non Convenzionali”. Tra le diverse tecnologie un posto speciale lo occupa l’energia solare in tutta la sua filiera produttiva, dalla cattura della radiazione alla trasformazione della luce in elettricità al suo immagazzinamento, e in questo contesto uno dei progetti su cui Eni sta lavorando è lo sviluppo di concentratori solari luminescenti (Luminescent Solar Concentrator – LSC).

Cosa sono i concentratori solari luminescenti
Si tratta di lastre di materiale trasparente dotate di coloranti fluorescenti, ossia sostanze in grado di assorbire una quota della radiazione ricevuta dal sole e di riemetterne una parte all’interno della lastra medesima. La radiazione emessa, sfruttando il fenomeno della “riflessione totale interna”, è condotta fino ai sottili bordi della lastra dove viene concentrata su piccole celle solari che la trasformano in energia elettrica. Nel dettaglio gli LSC sono costituiti da una lastra di plastica o vetro sulla cui cui superficie o all’interno della quale sono disperse le molecole fluorescenti; queste devono essere dotate di elevato coefficiente di assorbimento ed esteso intervallo di spettro solare che deve essere “in accordo” con la risposta spettrale ottimale della cella fotovoltaica.
  

La ricerca Eni inaugura la nuova Era delle rinnovabili
In realtà la fisica alla base del funzionamento degli LSC è nota fin dagli anni ’60; da allora ad oggi però, proprietà ottiche insufficienti e la scarsa stabilità dei coloranti utilizzati ne hanno ritardato lo sviluppo in ambito energetico. E’ qui che entra in gioco Eni, con coloranti originali e processi unici. Ad oggi sono state depositate dal Centro Ricerche Eni Donegani ben 16 domande di brevetto per altrettanti coloranti fluorescenti con caratteristiche ottiche adatte all’utilizzo in LSC. Un impegno che è valso all’azienda il premio Oscar Masi 2010 per l’innovazione industriale dall’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale.

I vantaggi della tecnologia LSC
A differenza dei dispositivi fotovoltaici tradizionali, i sistemi di questo tipo funzionano bene anche in condizioni di scarsa illuminazione diretta proprio in virtù del fatto che la concentrazione della radiazione migliora l’efficienza di conversione delle celle fv disposte ai bordi. Inoltre i pannelli LSC permettono di ottenere diversi vantaggi, sia sul fronte del contenimento dei costi di investimento che su quello della manutenzione, dal momento che la concentrazione selettiva riduce il surriscaldamento delle celle. Le caratteristiche di questi dispositivi li rendono perfetti per l’integrazione edilizia, attraverso il ricorso a finestre o lucernari fotovoltaici, involucri edilizi, serre, e tutte quelle applicazioni in generale nelle quali è richiesta una produzione energetica e, contemporaneamente,  l’illuminazione degli ambienti.

In esperimenti condotti in collaborazione con il Politecnico di Milano (dove alcuni pannelli LSC sono stati inseriti nella parte superiore di alcune finestre) è stato osservato che la tecnologia permette di migliorare il comfort visivo indoor. Nel dettaglio l’aggiunta di un piano orizzontale che separi la parte inferiore della finestra dalla parte superiore permette di diffondere la luce trasmessa verso il soffitto mentre quella assorbita viene impiegata per la produzione di energia elettrica. Il primo edificio ad esser dotato di pannelli LSC è stato la sede della Divisione Refining & Marketing di Eni a Roma: l’impianto, realizzato su scala dimostrativa, è composto da 192 lastre fotoattive gialle trasparenti per una superficie totale di 60 m2 ed è in grado di produrre una potenza di 500 Wp. Tutta l’energia così ottenuta è impiegata per la ricarica di biciclette elettriche. Inoltre la speciale pensilina solare è utilizzata come “laboratorio a cielo aperto” per studiare il comportamento dei concentratori nel tempo e in varie condizioni di luce, al fine di aumentarne l’efficienza e la stabilità e di rendere i costi maggiormente competitivi.

iPhone, esiste già un device che lo sblocca

mercoledì 6 aprile 2016
Dopo tutto il frastuono causato dall'infinita bega legale tra Apple e il governo americano per lo sblocco dell'iPhone 5c di un terrorista,sembra che esista già un dispositivo in grado di trovare il codice a quattro cifre usato per bloccare un iPhone chiamato IP-BOX. E questo dispositivo costa solo 170 dollari (circa 150 euronello store Fone Fun di Londra. Il direttore di Fone Fun Mark Strachan dice che questo device è stato realizzato per aiutare i proprietari di un iPhone ad entrare nel proprio dispositivo dopo aver dimenticato il codice di accesso.  

L'IP-BOX in funzione per sbloccare un iPhone 5c
L'IP-BOX in funzione per sbloccare un iPhone 5c
Scoperto a Hong Kong, Strachan dice che in un primo momento lui e i suoi collaboratori erano scettici sul fatto che il dispositivo avrebbe funzionato. Ma nel corso del tempo lo strumento si è dimostrato più e più volte affidabile. Il cosiddetto IP-BOX funziona sugli iPhone con iOS a partire dalla versione 7. Per sbloccare un iPhone l'IP-BOX ci impiega da 6 secondi a 17 ore. Il Daily Mail ha acquistato il dispositivo e decifrato il codice di blocco di un iPhone 5c in 6 ore. Strachan ritiene che l'IP-BOX utilizza lo stesso metodo impiegato dall'FBI per sbloccare, senza l'aiuto di Apple, l'iPhone 5c usato da Syed Farook.