Report parla del Web, la Rete protesta

martedì 12 aprile 2011

La puntata dedicata ai social network scatena le polemiche: gli internauti si ribellano contro l'immagine distorta della Rete dipinta dalla trasmissione.


Gabanelli Report Internet Facebook prodotto sei tu
Ha scatenato molte polemiche l'ultima puntata di Report, dedicata a Internet in generale e ai suoi pericoli ma in particolare ai giganti della Rete, come Facebook e Google.
Il taglio dato alla trasmissione di RaiTre non è piaciuto a quanti l'hanno ritenutoeccessivamente allarmista: i servizi trasmessi hanno dipinto Internet come un luogo pericoloso, dove molti sono i tranelli in cui è facile cadere.
Facebook, diventato da qualche anno per molti quasi un sinonimo di Web, con tutti i dati personali che gli utenti gli consegnano è apparso come il pericolo più grande per quanto riguarda la privacy e l'uso illecito che il social network - o eventuali partner - potrebbero fare delle informazioni che custodisce.

Né hanno fatto una figura migliore soggetti come Google, YouTube o Twitter: il sito di microblogging s'è subito riempito di messaggi critici, scritti da chi ha visto la puntata e l'ha ritenuta quantomeno "superficiale"quando non addiritttura, ironicamente,"sano terrorismo".
Leggendo i messaggi che sono circolati in Rete, una delle critiche che viene mossa più sovente è che la trasmissione di Milena Gabanelli fosse dedicata a chi conosce poco e niente di Internet, e che a costoro sia stato fornito un quadro distorto e dipinto con colori eccessivamente scuri.
Il servizio più criticato è stato quello intitolato Il prodotto sei tu in cui i social network vengono messi negativamente in correlazione con le aziende, nell'idea generale di un utilizzo senza scrupoli dei dati degli utenti per conoscere le loro preferenze su pressoché ogni argomento: un business senza prezzo per chi investe in pubblicità.



In realtà tra ciò che è stato detto in trasmissione non c'è nulla di nuovo: chi naviga abitualmente in Rete è conscio del fatto che da un lato le proprie abitudini di navigazione vengono utilizzate dai fornitori dei servizi - come Google, che su proprio su questo basa per esempio la propria attività pubblicitaria online - e che dall'altro anche in Internet esiste chi cerca di approfittare della buona fede delle persone.


Forse è proprio questa la colpa che i più rinfacciano a Report: mettere l'accento sui lati negativi che gli "esperti" conoscono ma che possono spaventare i neofiti, senza lasciare abbastanza spazio alle possibilità offerte dalla Rete.

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