Quando il nome f la differenza: INKULATOR

giovedì 14 marzo 2013
Il Windows Store, che ha debuttato ufficialmente cinque mesi fa, è in continua crescita visto il grande interesse mostrato dagli sviluppatori anche di un certo spessore. Cosa può accadere se una software house Canadese rilasciasse un’app nello Store americano e quella stessa app venisse rilasciata anche in quello italiano? La risposta è abbastanza banale: molto semplicemente l’app viene visualizzata anche nel nostro Store, tradotta o meno. Ma cosa può accadere se il nome dell’app fosse un po’ ambiguo?

Inkulator

È il caso di SurfaceSoft e la sua app “Inkulator“, resa ormai celebre in Italia per il suo nome abbastanza bizzarro, per non usare altri termini. Ovviamente si sono scatenati fior di articoli su vari blog e addirittura un appunto su un sito autorevole come Repubblica.it. Purtroppo in questi casi, spesso, si cade nell’informazione da Novella2000 (senza offesa per il giornale di gossip) e quindi vediamo di far un po’ di chiarezza, anche per rispetto degli sviluppatori.
L’applicazione, innanzitutto, non è stata creata da Microsoft come qualcuno ha scritto e poi corretto. Essa è stata realizzata per eseguire i calcoli matematici in un modo più “cool” (astenersi maliziosi) utilizzando la nostra grafia e lasciando al software l’interpretazione delle espressioni matematiche di livello base. Il nome dell’applicazione, ufficialmente, è rappresentato dall’unione di due parole: ink e calculator, ovvero inchiostro ecalcolatrice. Purtroppo proprio quest’unione inglese ha generato una certa attenzione sull’app.
Tratto Da WBlogItalia

Il Kinect invece del mouse

giovedì 7 marzo 2013

L'innovativa modalità di interazione sostituirà il mouse sui PC. Grazie alle nuove gesture è possibile effettuare lo zoom, scorrere le schermate e anche cliccare.

kinect mano mouse
Alla TechFest 2013 che si tiene presso il quartier generale di Microsoft a Redmond è possibile dare un'occhiata alle tecnologie su cui il reparto Ricerca e Sviluppo sta lavorando.
Tra queste c'è un importante aggiornamento del Software Development Kit per Knect, la periferica per Xbox 360 che consente di sostituire il controller con il corpo stesso dei giocatori.

Sebbene l'abbinamento tra Kinect e Xbox sia naturale, sin dal lancio della periferica c'è stato chi ha intravisto le potenzialità possedute da Kinect per introdurre innovative modalità di interazione con il Pc.
Microsoft stessa, in seguito, ha rilasciato il SDK per poter sviluppare applicazioni che consentano di utilizzare Kinect con un normale computer, e ora - in attesa del lancio di Kinect 2, probabilmente in concomitanza con quello della nuova Xbox - è tempo di mostrare quali nuove possibilità si aprono.
La tecnologia mostrata alla TechFest permette di migliorare decisamente la capacità di individuazione e tracciamento delle mani posseduta da Kinect: la versione migliorata permette di utilizzare le mani per eseguire delle gesture come quelle rese famose dai touchscreen di tablet e smartphone.
Gli utenti possono così, per esempio, allontanare le mani per effettuare lo zoom o muoverle per far scorrere le schermate, in pratica eseguendo quelle funzioni che finora richiedevano un touchpad o un mouse.
Microsoft ha anche mostrato come un gioco disponibile per Windows 8 - Jetpack Joyride - sia perfettamente utilizzabile adoperando Kinect e le funzionalità introdotte dal nuovo SDK.
L'aggiornamento che permette di sfruttare queste possibilità - ma solo su Kinect per Windows - è atteso nelle prossime settimane e introduce gesture equivalenti al click del mouse: le periferiche tradizionali sembrano avere i giorni contati.
Qui sotto, il video dimostrativo realizzato dal sito The Verge.



Il computer è All-In-One: basato su APU AMD e con Linux preinstallato.

hp ubuntu
L'avventura di Linux come sistema preinstallato sui PC è costellata di alti e bassi - basti pensare a Dell, che prima propone computer con Ubuntu, poi li toglie dal sito e quindi li rimette - ma, in generale, non sono molte le grandi aziende che hanno a catalogo proposte di questo genere.
Ogni tanto, però, qualche produttore ci riprova. L'ultimo in ordine di tempo è HP che al mercato britannico propone l'All-In-One Pavilion 20-b101ea con Ubuntu quale SO preinstallato.

Si tratta di un sistema basato su APU AMD E1-200, con scheda grafica integrata AMD Radeon HD 7310, 4 Gbyte di RAM, hdd Da 500 Gbyte e schermo da da 20 pollici (con risoluzione di 1.600x900 pixel): un'offerta entry-level (la CPU in particolare si può considerare paragonabile agli Atom di Intel, sebbene il reparto grafico sia migliore) proposta a 349 sterline tasse incluse (ossia circa 400 euro).
Sembrerebbe che un funzionario Samsung, rimasto però anonimo, abbia rivelato a Korea Timesalcuni aspetti del prossimo phablet che andrà a sostituire l'attuale Galaxy Note II, aggiornando l'originale device alla terza generazione. Il dispositivo, che dovrebbe essere presentato in una non meglio precisata data del prossimo autunno, sembrerebbe godere di caratteristiche di spicco, con una piattaforma simile a quella anticipata per l'altro top di gamma Samsung di punta, lo smartphone Galaxy S IV.

Ancora una volta dunque Samsung dovrebbe adottare un pannello di tipo AMOLED per lo schermo, con diagonale addirittura di 5.9 pollici e risoluzione FullHD, che dovrebbe quindi avere anche un'elevatissima densità di pixel per pollice. Con una diagonale del genere inoltre è probabile che il Galaxy Note III raggiungerà la sua estensione massima: oltre diverrebbe a tutti gli effetti un tablet da 7 pollici, piuttosto scomodo da tenere nel palmo di una sola mano come uno smartphone.Anche la piattaforma hardware, sempre stando alle rivelazioni della fonte, sarebbe simile a quella del Galaxy S 4, con il SoC Samsung Exynos 5 Octa al centro dell'intero sistema. Il chip come sappiamo è composto da una potente soluzione a 8 core, quattro di tipo ARM Cortex A15 e quattro A7, combinati insieme nell'architettura big.LITTLE. Agli 8 core è affiancata anche la GPU PowerVR SGX 544MP, una via di mezzo tra il modello che equipaggia l'Apple iPhone 5 e l'iPad 4 e che dovrebbe quindi esprimere una notevole potenza in termini di capacità di calcolo.Il SoC dovrebbe poi essere abbinato a 2 GB di RAM ed ovviamente è molto probabile che anche il sistema operativo Google Android sia di ultima generazione, probabilmente in versione 4.2 Jelly Bean. Non si conoscono al momento altri dettagli o anticipazioni, ad esempio sul quantitativo di memoria interna per lo storage, sulla risoluzione della fotocamera e, soprattutto, su eventuali novità legate alla S-Pen e alle funzionalità che supporta. Ulteriori dettagli probabilmente emergeranno comunque a breve, dopo che Samsung avrà presentato ufficialmente il Galaxy S 4 che ora sta monopolizzando l'attenzione di media e mercato.   

Galaxy S IV a New York il 14 marzo

venerdì 1 marzo 2013

Per il lancio, l'azienda coreana prepara una sorpresa nella celebre piazza di New York.

ready4 nyc
Se il prossimo 14 marzo non avete niente da fare (preferibilmente verso sera, magari alle 19.00 ora della costa orientale statunitense), potreste accettare l'invito di Samsung e ritrovarvi tutti insieme a Times Square, a New York.
Il motivo? «Be ready 4 the next Galaxy» -«Preparatevi al prossimo Galaxy», anche se la traduzione non rende il gioco di parole in inglese - recita l'invito che l'azienda coreana sta diffondendo via Twitter, e a questo punto la ragione diventa chiara: qualcosa accadrà in occasione della presentazione del Galaxy S IV, destinato a diventare il nuovissimo smartphone di punta di Samsung.
L'evento in sé - battezzato Samsung Unpacked 2013 Episode 1 - si terrà al Radio City Music Hall ma, volendo fare le cose in grande, Samsung deve aver pensato che una folla riunita a Times Square per l'occasione può essere un ottimo mezzo per sottolineare l'importanza del momento.
Probabilmente i due luoghi saranno in collegamento tramite i maxischermi che caratterizzano la piazza newyorkese, che trasmetteranno in streaming la presentazione; se poi Samsung abbia in serbo qualche altra sorpresa, tra appena due settimane sapremo di che cosa si tratterà.



In UK, una piccola comunità esclusa dai progetti della banda ultralarga, mette in piedi una rete a 1 Gbit/s.

broadband
Il problema del digital divide non è soltanto italiano: anche nel Regno Unito ci sono realtà rurali nel cablare le quali le grandi compagnie telefoniche non hanno interesse o convenienza.
Certo, i problemi non sempre sono comparabili; per esempio l'ADSL è la norma anche in regioni relativamente remote, ma quello che vogliono gli abitanti ora è la fibra ottica, che laggiù va diffondendosi.

I residenti di Frilford, per esempio, erano stanchi di doversi accontentare delle velocità dell'ADSL, penalizzanti specialmente in upload. Soprattutto, coloro che hanno scelto il telelavoro trovavano scomodo non avere accesso a reti più veloci.
Così si sono messi d'accordo e hanno contattato la Gigaclear, la quale ha iniziato le operazioni di posa della fibra ottica ed entro il mese di aprile fornirà connessioni a 1 Gbit/s - come quella dell'esperimento di Google - a tutto il paese (che conta poco più di 200 abitanti).
Tra i residenti ci sono piccole realtà imprenditoriali - come la Paddock IT Solutions- che basano la propria attività sull'utilizzo di Internet e sono più che soddisfatti di questa soluzione.

Bruce Ballard, direttore della Paddock, racconta: «Al momento usiamo l'ADSL su rame, ma il traffico in upstream ha pessime prestazioni. Inoltre è inaccettabile la tendenza del nostro provider attuale a lasciarci senza servizio».
L'accordo con Gigaclear consentirà a Ballard di continuare a gestire l'azienda da casa - dove si trovano anche i server - e potrà, come spiega egli stesso, «aprire una porta sul futuro».
Anche in qualche altra parte d'Europa questo è avvenuto, via wireless, ma è avvenuto!!! :)


La diversa appartenenza politica fa sviluppare aree diverse del cervello.

political brain
Come si fa a scegliere per chi votare? Si valutano i programmi, si propende per il candidato che piace di più, si fanno calcoli... ma a influire sulla decisione finale è anche l'architettura del cervello.
Questo è quanto emerge da un recente studio pubblicato su PLOS ONE, condotto su elettori statunitensi e che permette di predire l'appartenenza politica (di destra o di sinistra) con un'accuratezza dell'82,9%.

Per condurre lo studio, i ricercatori si sono appoggiati ai registri pubblici che mostrano le dichiarazioni di appartenenza - al Partito Repubblicano o a quello Democratico - degli americani.
I volontari sono stati sottoposti a un esperimento, durante il quale dovevano prendere decisioni che comportavano un certo rischio a un gioco d'azzardo mentre nello stesso tempo i loro cervelli venivano sottoposti a scansione.
Alla fine, i ricercatori hanno scoperto che non c'erano differenze nei rischi presi o evitati da democratici e repubblicani, ma anche che mentre i volontari prendevano le decisioni si attivavano aree diverse nel cervello a seconda dell'appartenenza politica.

I democratici mostravano un'attività maggiore nell'insula del lato sinistro (area associata ai comportamenti sociali e all'autocoscienza), mentre i repubblicani mostravano l'attività maggiore nell'amigdala destra(area associata al sistema di risposta ai pericoli).
Ricerche precedenti avevano già mostrato che la regione dell'amigdala presenta strutture differenti a seconda che il soggetto esaminato sia di appartenenza democratica o repubblicana. E un'architettura diversa conduce a comportamenti diversi.
cervello
Darren Schreiber, leader della ricerca, precisa però che tutto ciò non significa che il comportamento sia predeterminato dalla struttura del cervello.
«Se andassi a Las Vegas, non saprei dire chi è un democratico e chi è un repubblicano, ma il fatto che essere un Repubblicano cambi il modo in cui il cervello considera il rischio e l'azzardo è affascinante» ha spiegato.
D'altra parte, non è soltanto la politica ad alterare il cervello. Una ricerca di una decida di anni fa mostrava che la materia grigia dei tassisti londinesi era maggiore per aiutarli a memorizzare la mappa della città: più tempo passavano sulle strade e più grande era l'ippocampo.
«Il cervello cambia» conclude Darren Schreiber. «Il cervello è dinamico».