Utenti in rivolta perché devono pagare l'uso dopo un anno di prova gratuita. Ma le condizioni d'uso non sono cambiate.
Secondo la versione comune, a far gridare allo scandalo un'infinità di utenti del popolare software di messaggistica istantanea ci sarebbe la decisione, da parte degli sviluppatori, di trasformare WhatsApp in un'app a pagamento, mentre finora era sempre stata gratuita.
La realtà, però, è ben diversa, nonostante in molti abbiano creduto alla bufala dell'introduzione improvvisa del prezzo: WhatsApp è sempre stata a pagamento.
Il fatto è che, a seconda che si adoperi l'iPhone o un'altra delle piattaforme per cui l'app è disponibile (Android, BlackBerry, Symbian, Nokia S40 e Windows Phone), ci si trova davanti a un diverso modello.
Gli utenti con smartphone Apple pagano subito una cifra - 0,89 euro - per poter scaricare l'app, e poi l'utilizzo è per sempre gratuito; tutti gli altri, invece, possono utilizzare WhatsApp gratuitamente per un anno e in seguito, se vogliono continuare, devono sborsare ogni anno 0,99 dollari.
Da che cosa è nato, quindi, tutto il clamore? Probabilmente dal fatto che la popolarità di WhatsApp è esplosa circa un anno fa, e ora i periodi di prova stanno scadendo: solo ora, dunque, qualcuno si è reso conto di ciò che avrebbe dovuto sapere fin da subito, leggendo tutte le righe di spiegazione che accompagnano la descrizione dell'app.