Geolocalizzazione, ultima frontiera della privacy

giovedì 19 maggio 2011


L'Europa studia una normativa che definisca "dati personali" quelli relativi agli spostamenti. Lo scopo: evitare altri casi di tracciamento come quello dell'iPhone.


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Nonostante le critiche del Comissario Viviane Reding e dopo la scoperta del software che spiava gli spostamenti degli utenti, l'adozione di specifiche misure restrittive avanza lentamente.
Secondo quanto riporta il New York Times, le diverse associazioni e strutture istituzionali a difesa dei diritti alla riservatezza dei cittadini comunitari starebbero per varare una normativa che classificherebbe come "dati personali" gli spostamento rilevati dai vari dispositivi di geolocalizzazione piazzati su apparecchiature mobili di comunicazione.
Del resto è sin dai tempi delle prime contestazioni a Google per le foto destinate a Street View che si punta il dito sulla possibile violazione dei dati personali e sul progressivo aumento degli apparati di localizzazione, tanto da far affermare ad Alex Turk - presidente della Commission Nationale Information et Liberté (CNIL) - che il fatto«costituisce la principale fonte di preoccupazione».

È peraltro poco probabile che i principali produttori di programmi e apparati di geolocalizzazione si adeguino alle richieste di maggior controllo sulla privacy, specialmente per quel che riguarda la conservazione dei dati, anche a causa dei tentennamenti in merito da parte della Commissione Europea.
Perciò, afferma ancora Alex Turk, «solo una ulteriore e ferma presa di posizione da parte dell'Europa potrebbe indurre i fornitori del servizio a modificare il loro comportamento».
Da più parti si invoca ormai una specifica direttiva che potrebbe essere emanata già entro il corrente anno, come ha di recente lasciato intendere Viviane Reding ipotizzandone poi una «estensione ad altri ambiti della legislazione vigente».

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