La banda stretta secondo Francesco Caio

giovedì 2 giugno 2011


I nodi dello sviluppo digitale nel nostro Paese.


Francesco Caio è stato amministratore delegato di Omnitel e di Cable & Wireless e rimane uno dei manager italiani delle Telco (e non solo) più stimati e apprezzati all'estero, ma non è profeta in patria. Lo rivela nel suo ultimo libro, Banda stretta, appena uscito per la BUR Rizzoli e scritto insieme a Massimo Sideri, giornalista economico del Corriere.
Nel libro, scritto con signorilità e senza risentimenti personali, Caio racconta come il suo piano per lo sviluppo della banda larga nel Regno Unito sia stato preso sul serio dal governo inglese.
Un piano analogo commissionato dal governo italiano, rivela Caio, è rimasto finora nel cassetto dei sogni, nonostante gli annunci di una società ad hoc costituita.

Le due situazioni, quella inglese e quella italiana sono profondamente diverse, come le descrive lo stesso Caio: in Inghilterra i gestori Tv, pubblici e privati, sono protagonisti dello sviluppo della banda larga. In Italia, invece della Tv via cavo si è puntato tutto - per volontà politica precisa di destra e sinistra - sul digitale terrestre e sul satellitare.
E' vero che la crisi di bilancio non consente allo Stato italiano di investire ma i costi - un miliardo di euro per gli scavi - avrebbero un forte ritorno, subito in termini di lavoro per le imprese.
Sempre Caio afferma, in un linguaggio piano e facile, per niente "economichese" e politichese, che la privatizzazione di Telecom Italia (che non vuole investimenti senza ritorni immediati) sia un freno oggettivo per lo sviluppo della banda larga.
La rete di nuova generazione rappresenterebbe invece un forte risparmio in termini di riduzione dei costi di manutenzione, che anche gli investitori privati e gli azionisti Telecom dovrebbero valutare seriamente.
Senza Stato, senza finanziamenti pubblici e regole pubbliche, la banda rimarrà stretta e il futuro del Paese sarà difficile, gramo e avaro di opportunità lavorative qualificate per i nostri giovani: è questa la ricetta del libro, di cui consigliamo la lettura a numerosi nostri politici.

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