Salviamo le cabine telefoniche

mercoledì 16 novembre 2011
Simbolo ormai di un'altra epoca, le cabine telefoniche stanno scomparendo, nonostante il rammarico di molti. Cellulari e wi-fi hanno preso il sopravvento, mentre i telefoni pubblici sono state di fatto abbandonate al degrado: quelli attivi sono ancora 130mila (solo un terzo rispetto a dieci anni fa), ma 30mila all'anno saranno smantellati. Del resto, nell'ultimo anno in media da ogni cabina sono state fatte solo tre chiamate, con una riduzione del 90% del traffico dal 2001. Anche il confronto con l'Europa mette in luce l'eccessivo numero di cabine italiane: nel nostro Paese c'è una cabina ogni 450 abitanti, bel resto d'Europa una ogni 1.100.L'Agcom ha così autorizzato la Telecom a rimuoverle(l'autorizzazione è stata pubblicata nella gazzetta ufficiale numero 77 del 2 gennaio 2010), cominciando da Milano per poi procedere in tutte le città italiane. Un'operazione necessaria, visto che sono in gran parte inutilizzate, ma non definitiva.Una cabina del teleofno a Moio de' Calvi, BergamoCome salvarle. Viene lasciata ancora aperta una possibilità per quei telefoni che i cittadini non vogliono veder sparire. A ogni cabina destinata alla rimozione, infatti, viene affisso un cartello per due mesi con scritta la data in cui è prevista la rimozione: dal momento dell'affissione per 30 giorni i cittadini possono inviare una mail per salvarle. Basta scrivere all'indirizzo attivato dall'Authority per le comunicazioni: cabinatelefonica@agcom.it. Nella mail devono essere riportati i dati e i recapiti di chi si oppone alla rimozione, l'ubicazione della postazione telefonica pubblica e una sintetica esposizione dei motivi per cui si chiede di non eliminarla. Ogni mail verrà valutata caso per caso, in base all'effettiva utilità dell'apparecchio e al suo utilizzo. Entro un mese dal ricevimento della mail, l'AgCom farà sapere se la cabina in questione potrà ritenersi salva o dovrà, invece, essere rimossa. Per chi viene preso da un attacco di nostalgia e sogna di chiamare casa dal telefono pubblico, comunque, sul sito della Telecom è possibile vedere quali cabine sono ancora attive.

Le cabine che non si toccano. Restano i telefoni pubblici nei posti strategici e dove il servizio deve essere sempre presente. Non spariscono quindi in caserme, scuole, ospedali, carceri, uffici della Pubblica Amministrazione aperti al pubblico, rifugi di montagna, scuole, stazioni ferroviarie, aeroporti, porti, luoghi di culto, mercati comunali e rionali, centri commerciali, centri ricreativi e sociali, luoghi di lavoro nei quali per motivi di sicurezza è proibito l'uso del telefono cellulare e centri sportivi. Il 75% delle cabine, inoltre, deve essere accessibile agli utenti diversamente abili.

Le iniziative locali. Ci sono anche politici che si sono mossi per salvare le cabine della propria città. È il caso del capogruppo dell'Udc Mario Poli del Consiglio provinciale di Reggio Emilia, che lo scorso 4 giugno ha presentato un ordine del giorno (approvato a maggioranza) perché «la presidente della Provincia e l'assessore competente assumano tutte le iniziative possibili utili a fermare una complessiva opera di smantellamento, in atto da parte di Telecom spa, delle cabine telefoniche pubbliche a Reggio, a partire dal coinvolgimento dei vertici Agcom e dei referenti regionali di Telecom spa». Un'iniziativa che ha registrato il voto contrario della Lega, motivato proprio dal fatto che, nostalgia a parte, anche a Reggio Emilia le cabine sono oramai in disuso.



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