Per la banda larga non serve ritoccare la Costituzione

lunedì 21 febbraio 2011

È veramente utile e necessario riformare la Costituzione per introdurre il diritto all'accesso a Internet?


Banda larga riforma costituzionale

Si moltiplicano in Italia le voci di chi, per garantire a tutti i cittadini un diritto universale di accesso alla Rete, vorrebbe introdurre nell'attuale Costituzione un apposito articolo attraverso un processo di revisione costituzionale.



Come è noto si tratterebbe di un processo complesso: occorrerebbe approvare la modifica nelle due Camere, con un doppio voto, e raggiungere una maggioranza dei due terzi.
Il problema reale, tuttavia, è chiedersi se per garantire l'accesso alla Rete serva addirittura una riforma della Costituzione o se invece si tratti ancora una volta di un tentativo della classe politica di sfuggire alle proprie incapacità e omissioni: viene il sospetto che, non sapendo o non volendo risolvere i problemi attraverso le vie amministrative e legislative ordinarie, si provi a rifugiarsi in miracolose riforme costituzionali.


In realtà la Carta, pur risalendo al 1946, garantisce già largamente l'accesso universale e libero alla Rete, poiché afferma che la Repubblica deve rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che riducano l'eguaglianza sostanziale dei cittadini e la loro partecipazione effettiva alla vita sociale.
Anche l'articolo 41, tanto discusso e che si vorrebbe cambiare, sancisce che l'impresa e l'attività economica - anche quelle che gestiscono le telecomunicazioni e la Rete - debbano essere vincolate all'utilità sociale e possano essere programmate e controllate per rispettare e soddisfare i diritti della persona.


Aggiungiamo poi i diritti di espressione, stampa, associazione, partecipazione alla vita politica, libertà di insegnamento e promozione della cultura che sono garantiti anche contro ogni monopolio pubblico o privato, e il quadro è completo: ci sarebbe solo da rispettare la Costituzione vigente, più che cambiarla.
In realtà ciò che servirebbe oggi per eliminare il digital divide sociale, territoriale e generazionale che affligge l'Italia, più che la riforma della Carta sarebbe un colossale sforzo finanziario e organizzativo che dovrebbe coinvolgere pubblico e privato: entrambi sarebbero impegnati a dotare il Paese di una grande, unica infrastruttura di Rete ad alta velocità, economica ed efficiente, e di un grande Piano di alfabetizzazione informatica.


Questa è concretezza: la ventilata riforma costituzionale, forse, è solo un'ipotesi calderoliana.

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